«Vogliamo dare a nostro figlio un po’ di normalità, malgrado il Long COVID»

«Vogliamo dare a nostro figlio un po’ di normalità, malgrado il Long COVID»

Tim ha 10 anni e soffre di Long COVID. È stato il primo bambino a riceverne la diagnosi presso l’ospedale di Münsterlingen. La sua storia ce la racconta la mamma.

«Tim* è sempre stato un allievo molto bravo e diligente», afferma la madre. «Ora spesso fa fatica anche solo a seguire una lezione a distanza.» La famiglia è preoccupata che Tim finisca per perdere troppe lezioni e debba ripetere l’anno. «Sarebbe la cosa peggiore per lui», commenta pensierosa Claudia Stettler*. Per questo cerca di insegnare a suo figlio il più possibile da sola a casa. Ogni qualvolta si può, fanno insieme i compiti di matematica, inglese e tedesco. 

Flessibilità da parte della scuola 

«La scuola si è dimostrata sin dall’inizio molto comprensiva e ci ha dato tutto il materiale didattico da portare a casa.» Anche l’insegnamento a distanza funziona in modo flessibile. Se Tim si sente sufficientemente in forma per partecipare, basta una breve telefonata all’insegnante e potrà subito essere presente. Attualmente ci riesce in media due volte a settimana, ma spesso il mal di testa e i dolori alle ossa sono troppo forti.

«È importante imparare ad accettare il Long COVID e cercare di convivere al meglio con la situazione.» 

I benefici della terapia giocosa 

Attualmente Tim si sottopone a fisioterapia tre volte alla settimana. L’attività restituisce un po’ di struttura alla sua giornata e gli fa molto bene, anche perché si è instaurato un bellissimo rapporto tra lui e il fisioterapista. «Il terapista lavora includendo il gioco e il divertimento. È bello osservarli.» 

Anche se Tim non se ne accorge ancora, nelle ultime settimane il suo battito cardiaco è leggermente migliorato. «Prima bastavano attività leggerissime per fargli schizzare in un batter d’occhio il cuore ai livelli di un atleta durante un allenamento intervallato», spiega Stettler. «Ma non è facile trovare il giusto equilibrio. Basta esagerare un pochino con lo sforzo e già il bambino si sente stanchissimo.»

Il fisioterapista lavora includendo il gioco e il divertimento. (Immagine di rappresentanza: Adobe Stock)

La sfida: ritrovarsi soli 

Un’altra sfida è rappresentata dal ritrovarsi da soli. I motivi sono due: il primo è che chi è affetto da Long COVID è spesso solo durante il giorno, il secondo che finora (per fortuna) non si sono verificati molti casi noti di bambini affetti da Long COVID. Anche in questo senso ci si sente un po’ abbandonati a se stessi. Tanto più la gioia è stata dunque grande quando, qualche giorno fa, l’intera classe si è presentata alla porta per fargli una visita. «È stata una sorpresa magnifica!», racconta Stettler. Sono proprio questi i piccoli gesti che anche la mamma di Tim cerca di inserire nella vita di tutti i giorni. Insieme vanno per esempio dal parrucchiere, appendono l’amaca in giardino, prendono un cheeseburger da McDonald’s o invitano un amico a casa, «per fare cose diverse e dare al bambino un po’ di normalità». 

Finora si sono registrati pochissimi casi di bambini affetti da Long COVID. Di conseguenza, anche le informazioni sull’argomento sono scarse, afferma la madre. Stettler legge quindi molti articoli e raccoglie informazioni da sola. Così si è anche imbattuta in Altea e ha preso contatto con Angelina Brupbacher e il figlio Mattia. «I due bambini vanno super d’accordo! Non si sono mai visti dal vivo, ma si divertono a chattare. Una volta hanno anche giocato insieme a un videogioco. E anche per me è di grande aiuto poter parlare con Angelina.»

«La gioia è stata grande quando tutta la classe si è presentata davanti alla porta per fargli una visita.»

Non poterne più 

Sono trascorsi ormai quasi quattro mesi da quel 16 febbraio 2021 in cui tutto è cominciato. «All’inizio pensi che non può essere vero. Allora vorresti che finisse. Ma è importante imparare ad accettarlo e cercare di convivere al meglio con la situazione.» Le conseguenze per Tim sono il mal di testa e i dolori alle ossa nonché una sensazione di intensa stanchezza che s’irradia rapidamente. «Mi sento sempre come se fosse mezzanotte», racconta il bambino di 10 anni. Sua mamma dice di ammirare Tim per la forza e la pazienza di sopportare tutto ciò che gli sta capitando. Ma è chiaro che pian piano il bambino ne abbia abbastanza della situazione. 

Bisogna rimanere ottimisti nonostante tutto, dice convinta Stettler. La famiglia parla apertamente di nuove conoscenze, di nuove opportunità e dei rischi ad esse connessi. Essere aperti e sinceri è molto importante, secondo Claudia Stettler. «Spesso i bambini sanno meglio di chiunque altro cosa li fa stare bene.»   

 

*Nome modificato, nome vero noto alla redazione

L’anonimato da Altea
Mostrare
Long COVID e bambini: risorse utili
Mostrare