59 visite mediche, 85 appuntamenti di terapie e 6 aferesi in 27 mesi

59 visite mediche, 85 appuntamenti di terapie e 6 aferesi in 27 mesi

Brigitte Post è stata affetta da Long COVID in fase iniziale. Con il vaccino credeva di essere guarita ma si sbagliava. Oggi combatte con pazienza e umiltà per la sua qualità di vita.

La storia del Long COVID di Brigitte Post non manca di colpi di scena. Altea ha già parlato di lei una volta.

Riepilogando, Brigitte Post ha contratto l’infezione da COVID-19 all’inizio del 2020 ed è stata una delle prime persone colpite da Long COVID in Svizzera. Nella primavera del 2021 è giunta la svolta con il vaccino, ma solo temporaneamente. “Ho l’impressione che siano passati anni da queste poche settimane di tregua: da allora sono successe così tante cose”, ci racconta al telefono. “I sintomi sono ricomparsi all’improvviso dopo sette settimane, più forti di prima. Avevo circa il 30% della mia energia”, conclude Post. “Mi sentivo davvero uno straccio”.

“Oltre alla terapia, è importante gestire le energie in modo sistematico”.

Così Brigitte Post ha iniziato a informarsi sulla H.E.L.P. aferesi. L’aferesi è una sorta di lavaggio del sangue che tra le altre cose filtra i coaguli e le sostanze infiammatorie, favorendo così la guarigione. In tal modo Post sperava di contrastare l’infiammazione vascolare e l’insufficiente afflusso di sangue ai tessuti, secondo lei responsabili dei suoi sintomi. Tuttavia, l’efficacia dell’aferesi per il Long COVID non è ancora stata confermata scientificamente (vedi riquadro). All’inizio del 2022, Brigitte Post ha ottenuto un posto per sottoporsi alla terapia a Oerlikon. “Ero felicissima, era la mia ancora di salvezza in un momento drammatico”, ricorda.

Non una mera “riparazione”

Allo stesso tempo, sapeva bene che l’aferesi è tutt’altro che una passeggiata: “Non è come riparare un’auto che entra rotta in officina e ne esce come nuova”, dice metaforicamente. Bisogna essere in grado di affrontare le estenuanti sessioni di terapia che durano diverse ore, aggiunge. “Mi portavo sempre dietro dei succhi di frutta sani per poter recuperare le forze dopo l’aferesi e riuscire a tornare a casa”. Inoltre, è necessario sostenere il processo di guarigione riducendo lo stress e applicando con costanza la strategia del Pacing. “Altrimenti l’effetto si annulla immediatamente”.

Per di più, i costi di circa 2000 franchi a seduta sono relativamente alti e possono portare rapidamente il totale alle stelle. Al momento non è chiaro se l’assicurazione sanitaria coprirà i costi. Potrebbe essere possibile ottenere un rimborso spese parziale avviando un’azione legale. Tuttavia, non esistono ancora precedenti in tal senso.

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Attaccata ai tubi per ore: Brigitte Post durante una delle sue sedute di aferesi. (Foto: privata)

 

Brigitte Post ha riscontrato diversi miglioramenti: la smemoratezza è diminuita, la nebbia cerebrale e i problemi di circolazione sono scomparsi e la termoregolazione del corpo ha ripreso a funzionare normalmente.

Problemi di concentrazione

Ma non tutto è tornato come prima: un test effettuato presso l’ospedale cantonale di Aarau ha confermato la persistenza di problemi neurocognitivi. Anche al telefono, dopo un po’ di tempo, si sente che Post a volte deve cercare le parole, vacilla e perde un po’ il filo. Tuttavia, lo si nota solo se si è a conoscenza della sua condizione, in quanto altrimenti è lucida, spiritosa e racconta la sua storia in modo avvincente.

Sotto controllo con molto impegno

Tuttavia, raggiungere il 70-80% della condizione (come stimato da Brigitte Post) richiede un’enorme disciplina. Questo vale, ad esempio, per la gestione dell’energia e l’alimentazione. Post si astiene rigorosamente dall’alcol: “Se bevo una birra analcolica che contiene una traccia di alcol residuo me ne accorgo subito”, afferma. “Devo assicurarmi che si tratti davvero dello 0,0% di alcol”. Ieri ha bevuto “un mini-sorso” di Röteli per la prima volta dopo mesi perché si sentiva bene, ma si è resa subito conto dell’effetto nella sua testa, anche a distanza di un giorno.

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“Ho dovuto imparare a non curarmi delle prestazioni”: in camper in Danimarca Brigitte si riprende dalle aferesi. (Foto: privata)

Brigitte Post ha dovuto fare un passo indietro anche dal punto di vista professionale e, attualmente, la sua azienda è in gran parte ferma. “Ho 60 anni e per 58 ho sempre mirato alle prestazioni. Ora ho dovuto imparare a non preoccuparmene”. Ha ricevuto supporto da una terapeuta occupazionale. Inoltre, ha escogitato anche altre strategie ad-hoc. Quando la sua intolleranza allo stress era ai massimi livelli si è servita di un foglietto con la scritta “In questo momento sono intollerante allo stress”. Ha potuto darlo alla moglie, che così sapeva che la sua partner era “fuori servizio”. “Non avevo la forza di dare spiegazioni”.

Innumerevoli appuntamenti portati a termine

Per Brigitte Post è rassicurante sapere di potersi sottoporre all’aferesi se la situazione peggiorasse di nuovo. Perché gli ultimi due anni sono stati un’odissea estenuante. “Una volta mi sono messa a fare due conti: in 27 mesi ho sostenuto 59 visite mediche e consultazioni e seguito 85 terapie tra terapia respiratoria, terapia pittorica, terapia occupazionale, MTC e osteopatia... Purtroppo molte visite di medicina convenzionale sono state vane perché non ci sono ancora terapie approvate. La medicina complementare mi ha aiutato a gestire i sintomi e a prevenire eventuali peggioramenti”.

“Adesso ho rielaborato e digerito il tutto”, sostiene Brigitte Post alla fine della conversazione, quasi un po’ sorpresa. “Ma preferisco guardare avanti, verso il Pacing, la consapevolezza, la creatività e la gioia di vivere”.

In parte lo si nota già: Brigitte Post ha infatti ripreso la sua lunga attività artistica, recentemente interrotta, e propone le sue espressioni di seta e foulard di seta personalizzati sul suo sito web.

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Sfumature di colore incomparabili, lucentezza unica: la seta esercita un fascino magnetico su Brigitte Post. (Foto: privata)

Aferesi: nessuna raccomandazione da Altea
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