COVID-19 e conseguenze a lungo termine: consulenza al consulente aziendale

COVID-19 e conseguenze a lungo termine: consulenza al consulente aziendale

Per il consulente aziendale Daniel Steiner la settimana lavorativa standard era di 50 ore ma, dopo aver contratto il COVID, ha dovuto mettersi in malattia.

All'inizio della pandemia, il 38enne Daniel Steiner era una persona attiva e sportiva: tre volte alla settimana percorreva con disciplina le sue 12 corsie in piscina oppure correva a ritmo sostenuto su e giù per la montagna vicino a casa sua, l’Üetliberg. La sua più grande passione sono i lunghi voli in parapendio. «Non mi ammalavo praticamente mai», racconta Daniel Steiner, che in realtà ha un altro nome. 

Virus veicolato dagli artigiani 

Mentre la Svizzera si riprendeva dal primo lockdown, Daniel Steiner incaricava una ditta dei lavori all'interno della propria casa. Ricordiamo che, all’epoca, l'uso delle mascherine non era ancora stato prescritto dalle autorità e non sorprende quindi che né gli artigiani né Daniel Steiner le indossassero: «Uno degli operai tossiva spesso, ma io stavo a due metri di distanza e pensavo fosse sufficiente.» Stupidamente, le finestre erano quasi sempre chiuse perché, proprio in quei giorni, era sopraggiunta un’ondata di freddo. Il risultato è stato che Daniel Steiner ha probabilmente contratto il COVID-19 e si è ammalato.

«Prima scalavo facilmente l’Üetliberg; oggi, quando vado a prendere qualcosa in frigo, raggiungo i 120 battiti.»

I primi sintomi si sono manifestati dopo una settimana. «All’epoca non sapevo ancora nulla del COVID-19», racconta Daniel Steiner. «Mi sono messo a letto e ho cercato di curare quella che sembrava un'influenza.» Steiner si è sottoposto al test solo tre settimane dopo aver contratto l’infezione. Il risultato era negativo. 

«È un po' fuori forma» 

Per un momento sembrava che Daniel Steiner si stesse riprendendo. Ma le cose sono andate diversamente: il consulente aziendale ha avuto improvvisamente un inaspettato crollo fisico. In pochissimo tempo, il suo battito a riposo è salito a 130 e il valore dell’ossigeno è sceso pericolosamente. Il medico di famiglia ha quindi mandato Steiner al pronto soccorso dove, dopo alcune ore, è stato dimesso. «È un po' fuori forma», gli hanno detto in ospedale.

Libertà all'aria aperta: il parapendio era il grande hobby di Daniel Steiner. (foto: privata)

Così ha avuto inizio il travaglio di Daniel Steiner a causa del Long COVID. La maggior parte dei problemi hanno avuto origine a livello cardiaco. Steiner se ne è accorto subito grazie al fitness tracker, che indossava sempre già prima di ammalarsi. «Oggi il mio battito schizza a 120 persino quando vado a prendere qualcosa in frigo», racconta Daniel Steiner. 

I medici non ne sapevano molto 

Steiner è deluso da alcuni medici ai quali si era rivolto durante la sua travagliata storia: del Long COVID non sapevano quasi nulla, mostravano poca comprensione e mettevano addirittura in dubbio la reale esistenza della sindrome. In quel periodo Daniel Steiner era in malattia al 100% e se ne stava a casa in preda a un'estrema stanchezza, tachicardia, forte tosse e segni di perdita della memoria. Un medico ha persino detto che, probabilmente, si trattava solo di depressione.

«Probabilmente sarebbe stato meglio non ricominciare a praticare sport così presto. Ma allora nessuno mi aveva avvertito.»

Le volontà erano pronte 

«Se i sintomi persistono e nessuno può aiutarti, inizi a preoccuparti», spiega Steiner. Sui social media Steiner seguiva un giornalista del "Guardian", colpito dal Long COVID, che scriveva delle sue esperienze. «La sua morte mi ha spaventato moltissimo.» Daniel Steiner ha iniziato quindi a stilare le proprie volontà. 

È stato un medico di famiglia innovativo a dare la vera svolta, prescrivendo a Daniel Steiner un antinfiammatorio. In seguito, Daniel si è ripreso rapidamente. Riusciva infatti a tenere meglio sotto controllo i sintomi e ha cominciato a informarsi personalmente. Benché non fosse un medico, Steiner ha letto diversi studi e report sul Long COVID apprendendo molto sulla sindrome. 

Oggi Daniel Steiner sta di nuovo bene: non è guarito, ma grazie ai medicinali riesce a tenere sotto controllo i sintomi e può nuovamente lavorare. Ora spera di potersi vaccinare al più presto, cosa in cui confida molto.

L’anonimato da Altea
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