Vi presentiamo: Robert Hoepner, Capo Clinica in Neurologia

Chi consiglia Altea sulle questioni tecniche del Long COVID? Vi presentiamo i membri del nostro Consiglio di esperti. Oggi: PD Dr. med. Robert Hoepner, capo Clinica in Neurologia, responsabile della consultazione di Neuroimmunologia e dello studio ambulatoriale di Neuroimmunologia, Inselspital Bern.

Perché è coinvolto nel Consiglio di esperti di Altea?  

Il Long COVID non è soltanto un problema medico, ma interessa anche aspetti economici e di medicina sociale. Il lavoro di Altea in questo ambito è molto importante. In particolare, serve a sensibilizzare, offrire sostegno e armonizzare i diversi progetti e interessi del mondo politico, economico, dei sistemi sociali, della medicina e dei privati.  

Se non si interviene in modo tempestivo e razionale, in futuro avremo problemi anche a causa delle infezioni di SARS-CoV2 che continuano a verificarsi. In quanto membro del Consiglio di esperti, voglio fare la mia parte.  

Altea offre un punto d’incontro a diversi gruppi di interesse, aiutandoli a lavorare insieme per il bene dei/delle pazienti.  

Come funziona il Consiglio di esperti?  

Per garantire la qualità del contenuto delle informazioni su Altea, collaboriamo con esperti di vari settori. Sono a nostra disposizione per domande specifiche, scrivono e rivedono i nostri Vademecum (consigli) e accompagnano lo sviluppo di Altea. Possono anche partecipare alle discussioni nel nostro Forum. I membri del Consiglio di esperti dedicano il loro tempo libero volontariamente ad Altea. Li ringraziamo di cuore!

Qual è la sua relazione professionale con il Long COVID?  

In veste di neurologo, ogni giorno ho a che fare con il sistema nervoso, e in particolare con pazienti che soffrono di fatica. Nel caso del Long COVID, si tratta di un problema importante, analogamente a quanto avviene in presenza di malattie autoimmuni come ad esempio la sclerosi multipla.  

Anche nel Long COVID si ritiene che si verifichino delle alterazioni di qualche genere al sistema immunitario. L’ambulatorio dell’Inselspital si è concentrato sulle sindromi da fatica post-virali, che esistevano già prima del Covid; tuttavia il numero delle persone colpite è vertiginosamente aumentato. 

Che esperienze ha avuto finora con il Long COVID?  

Nell’ambulatorio per il Long COVID dell’Inselspital ci vengono assegnati da tre a dieci pazienti al giorno. Finora ne abbiamo visitati oltre 300. Seguiamo una strategia interdisciplinare, caratterizzata da una vasta diagnostica aggiuntiva in base alle esigenze individuali. Intendo dire che si va alla ricerca della causa della fatica. Ad esempio, fattori o malattie pregresse come la depressione, i disturbi del sonno o l’insonnia hanno effetti negativi sulla fatica. Questi accertamenti sono dei punti di riferimento per l’ulteriore trattamento della malattia.  

Le visite presso l’ambulatorio per il Long COVID si effettuano singolarmente e durano dai 30 ai 90 minuti a seconda che si tratti del primo appuntamento o di un follow-up. Di solito i/le pazienti affetti/e da Long COVID vengono affiancati per circa un anno, con due-tre visite. Dipende anche dal momento in cui il/la paziente si presenta per la prima visita. Meno tempo passa dalla formulazione della diagnosi del Covid (quindi presumibilmente tre mesi dopo l’infezione iniziale) meglio è.  

"Il settore considera sempre di più il Long COVID come un campo interessante per la ricerca".  

Come guarda al futuro per quanto riguarda il Long COVID? 

Da un sondaggio online è risultato che dopo 12 mesi oltre il 60% delle persone colpite non lamenta più sintomi. Il che ci rende fiduciosi sul fatto che per molte persone la fatica non diventi cronica. 

A livello terapeutico si dovrebbe iniziare a effettuare studi su più livelli, da cui trarre delle conclusioni per trattamenti specifici per il Long COVID. Da questo punto di vista, ritengo fondamentale cogliere l’opportunità di una ricerca multicentrica, ovvero con la collaborazione di diverse grandi cliniche. In questo modo auspichiamo di poter trarre anche delle conclusioni che vadano oltre il Coronavirus. Mi sembra importante sottolineare che il polo di ricerca svizzero non può essere trascurato e deve essere coinvolto negli studi internazionali.  

Il momento è propizio, dato che il settore considera sempre di più il Long COVID come un campo interessante per la ricerca. Così in futuro verranno sicuramente portati avanti i relativi studi.  

Cosa la appassiona come persona privata?  

Non c’è da stupirsi: sono appassionato di tutto ciò che ha a che fare con la medicina; è quasi un hobby per me. Oltre a questo, mi piace trascorrere del tempo con i figli e con la famiglia in vari parchi giochi.  

Robert Hoepner è neurologo e dirige l’ambulatorio neuroimmunologico e lo studio ambulatoriale di Neuroimmunologia presso l’Inselspital di Berna. Si occupa in particolare di malattie autoimmuni a carico del sistema nervoso.  

Come funziona il Consiglio di esperti?
Mostrare
Parlare di Long COVID nel Forum di Altea
Mostrare