Assicurazione per l’invalidità: aumentano i casi registrati di Long COVID

Assicurazione per l’invalidità: aumentano i casi registrati di Long COVID

Stando ai dati della Confederazione, nel primo semestre si è assistito a un netto aumento dei casi AI per Long COVID.

I dati del monitoraggio COVID-19 dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS) fanno riflettere: da inizio anno, si sono registrate 901 richieste di prestazioni AI legate al Long COVID.

Secondo le linee guida della Conferenza degli uffici AI, vengono registrate le persone “che, stando a quanto indicato dai medici curanti, soffrono di conseguenze dirette a lungo termine sulla salute con gravi limitazioni funzionali in seguito alla malattia COVID-19.” I 901 casi registrati corrispondono al 3,6% di tutte le prime richieste presentate da gennaio a giugno 2021.

Il problema della classificazione

Come va interpretata questa percentuale? Il Vicedirettore dell’UFAS Stefan Ritler risponde così in un servizio dell’“Echo der Zeit”: “L’AI ha sperimentato anche in altri anni un aumento del 3%.” Le richieste di prestazioni per Long COVID rientrerebbero quindi in una gamma di variazione normale, come emerge dal servizio della SRF.

Questo servizio si basa però solo sulle cifre riportate da gennaio a maggio, in cui i danni a lungo termine seguiti alla malattia COVID-19 costituivano il 3,1% di tutte le prime richieste. Ora che abbiamo anche i dati di giugno, la quota nella media semestrale è salita al 3,6%.

L’aumento registrato nel corso dell’anno è sconvolgente.

La quota del 3,6% è offuscata dal dato della crescita nel corso dell’anno, come emerge chiaramente dalla tabella dell’UFAS.

Gennaio: 0,5 % delle prime richieste per Long COVID (17 casi)

Febbraio: 0,6 % delle prime richieste (26 casi)

Marzo: 3,5 % delle prime richieste (170 casi)

Aprile: 4,3 % delle prime richieste (178 casi)

Maggio: 6,4 % delle prime richieste (263 casi)

Giugno: 6,2 % delle prime richieste (247 casi)

Queste cifre sono state presentate con un grafico della Conferenza degli uffici AI:

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Come per ogni statistica, anche questi dati vanno analizzati e interpretati con attenzione. Probabilmente l’aumento reale dei casi è meno brusco e la curva raffigurata sopra amplifica il reale andamento. In particolare, occorre relativizzare il quadro tenendo conto dei seguenti punti.

  • La registrazione è iniziata ad aprile 2021 ed era estesa retroattivamente a partire da gennaio. Probabilmente, i casi precedenti a tale data non sono quindi stati registrati con la stessa precisione di quelli attuali.
  • Le cifre possono risentire di un “effetto di recupero”: essendoci maggiore consapevolezza sul fenomeno, è possibile che alcuni casi già esistenti di Long COVID possano essere stati attribuiti a questa causa o registrati come tali solo dopo, causando un accumulo di casi vecchi e nuovi. Secondo le linee guida della Conferenza degli uffici AI, si registra la data “di individuazione del caso”, non la data della richiesta di prestazioni AI.
  • Infine occorre tenere presente che la richiesta all’AI non coincide per forza di cose con il percepimento di una rendita o di un’invalidità. Per motivi legali, si raccomanda di presentarla quanto prima. È possibile che alcune delle persone che hanno presentato la richiesta (preventivamente) si riprendano dopo qualche mese e non abbiano bisogno delle prestazioni di sostegno.

Il Long COVID si ripercuote in maniera tangibile sull’assicurazione per l’invalidità.

Dunque è ancora presto per trarre conclusioni chiare. Considerando l’effetto di recupero, la portavoce dell’UFAS Sabrina Gasser commenta: “Ne consegue che non possiamo trarre conclusioni generali sul decorso dei nuovi casi di Long COVID a partire dall’andamento dei dati degli iscritti all’AI mese per mese.” In altre parole, non si è necessariamente registrato un picco di persone affette da Long COVID da marzo rispetto al periodo precedente. Tuttavia, grazie al monitoraggio dell’UFAS è ora possibile quantificare le conseguenze a lungo termine del COVID-19 sul sistema sociale.

L’UFAS intende continuare il monitoraggio fino alla fine dell’anno, per poter valutare meglio gli effetti della pandemia sull’AI.

È probabile che il Long COVID peserà a lungo sul sistema sanitario.

Comunque, anche cercando di essere ottimisti e tenendo conto di tutti i fattori relativizzanti, occorre sottolineare che il Long COVID si ripercuote in maniera tangibile sull’assicurazione per l’invalidità. Dall’inizio della registrazione sistematica ad aprile, la quota di persone affette da Long COVID è nettamente superiore al 3% ed è pertanto anche al di sopra del margine di variazione citato.

Non ci resta che attendere per vedere lo sviluppo dei dati nei prossimi mesi e il numero di rendite effettivamente concesse a chi ha presentato la richiesta. Nel complesso, le cifre emerse dal monitoraggio del COVID-19 dell’UFAS sembrano confermare quanto riportato nel report sullo stato della ricerca pubblicato sul sito dell’UFSP (07.06.2021), ovvero il fatto che probabilmente il Long COVID avrà un impatto a lungo termine sull’economia e sul sistema sanitario.