Alba Rossi* lavorava come estetista nel centro di Roma. La sua storia da malata inizia un giorno a fine luglio 2021 quando si sveglia con un forte mal di gola e con la febbre. Lo stesso giorno si sottopone ad un tampone che l’indomani risulterà positivo. Il COVID-19 non colpisce tutti allo stesso modo, ma per Alba ha un impatto devastante. Per una settimana la febbre non scende sotto i 39.9 gradi, e Alba perde così 5 chili. Da lì inizia un calvario con un caleidoscopio di 20-30 sintomi che si alternano per più di un mese.
Tra i vari organi sono interessati anche i polmoni e l’intestino, che deve essere curato con il cortisone. Anche la parte psicologica ha il suo effetto: la mancanza di fiato e la conseguente claustrofobia fanno paura. L’isolamento e la solitudine lasciano segni non visibili, ma comunque non innocui. Alba risulta positiva quattro volte in 35 giorni, situazione che la obbliga a rimanere in isolamento per due mesi interi.
“A livello mentale il Covid ti segna nell’anima, hai mille paure, ti lascia cicatrici dentro.”
La ripresa dal Covid è lunga. I sintomi scompaiono, ma molto lentamente, e solo per far spazio ad una stanchezza assoluta che affligge Alba. Una volta tornata negativa, Alba ritorna al lavoro, malgrado la mancanza di respiro e la stanchezza che continuano ad essere presenti. Alba si sforza, ma deve fare delle pause per poter riprendere fiato e lenire i dolori. I colleghi di lavoro però non si rendono conto di cosa vuol dire essere affannati e stanchi, non vedono i tendini che le procurano grandi dolori, ma soprattutto non si sforzano di capire la situazione nella quale si trova Alba.
La pressione fisiologica, e quella psicologica costringono la quarantenne a doversi licenziare proprio dal posto di lavoro (peraltro sicuro), dove aveva inizialmente contratto la malattia. Alba racconta: “Ho dovuto reinventarmi la vita, pensare a che tipo di lavoro sarei in grado di fare adesso, sempre con la paura di non farcela.”
“Dopo il Coronavirus c’è un altro mostro che ci colpisce, si chiama ignoranza.”
“Prima del Covid, ero una persona sicurissima nella vita” racconta Alba, “oggi non lo sono più.” Da solare e gioiosa, la situazione mentale di Alba l’ha fatta diventare quieta e pacata, in larga misura isolata socialmente. “La mia vita è basata sul «chi va là»”. Quando nomina il COVID-19, le persone si gelano, fanno un passo indietro e sembrano pensare “famme sta’ lontano”. Di Long COVID, invece, non si parla proprio: “Nessuno ti parla del Long COVID, nessuno ti avverte di cosa potrebbe succederti” dice Alba. Anche economicamente la situazione di Alba è difficile: senza lavoro, sta vivendo con i propri risparmi.
“Nessuno ti parla del Long COVID, nessuno ti avverte di cosa potrebbe succederti.”
“L’unica nota positiva della storia”, dice Alba “è che ti fa riconoscere le persone che ti vogliono bene sul serio, i veri amici con la A maiuscola.” Originaria dell’Umbria, Alba non ha famiglia a Roma. Solo con l’aiuto della compagna, con la quale convive, e di pochi veri amici, è riuscita a sopravvivere all’isolamento e a farsi forza. Inoltre, Alba ha avuto la fortuna di avere un medico premuroso e comprensivo che Alba definisce “un angelo”. “Il dottore non mi ha mai abbandonata, ci sentivamo con le videochiamate. Talvolta mi chiamava anche dalla spiaggia, durante il tempo libero” ricorda Alba.
Alba cerca di mantenere la positività malgrado i sintomi non siano scomparsi del tutto. Oltre agli amici, Alba ha come sistema di supporto un gruppo online, dove può sfogarsi, trovare consigli ed empatia. Alba oggi affronta il Long COVID passo dopo passo: “A Roma si dice: «piano piano s’è fatta Roma»”. È con questo atteggiamento che vivo la vita e mantengo la fiducia”. Insomma, piccoli passi e piccole vittorie per far fronte al Long COVID.
*Nome modificato; nome vero noto alla redazione.