Update: Spiroergometria e Long COVID: benefici e informazioni generali

Update: Spiroergometria e Long COVID: benefici e informazioni generali

Nel Long COVID la spiroergometria può fornire importanti dati diagnostici. Come viene effettuata di preciso, cosa analizza e a cosa occorre prestare attenzione?

Gli stress test possono fornire importanti informazioni per la diagnosi del Long COVID, la scelta di terapie idonee e il controllo del decorso della malattia. Esistono semplici test eseguibili in qualsiasi studio medico (ne abbiamo parlato qui). La spiroergometria che deve essere eseguita da uno specialista, è in grado di fornire ulteriori indicazioni.

Uno studio tedesco pubblicato nel 2022, ad esempio, dimostra che la spiroergonometria può fornire indicazioni importanti sulla riduzione della funzione polmonare, soprattutto nelle pazienti donne più giovani con sintomi pneumologici. Mentre solo il 25% dei 41 pazienti studiati presentava un'anormalità nella bodyplethysmography e solo il 17,1% mostrava un cambiamento rilevante nella TC del torace, l'87,8% dei partecipanti allo studio ha mostrato una riserva di reclutamento compromessa durante la spiroergometria.

Ma a cosa occorre prestare attenzione a riguardo? Quale valore aggiunto offre la spiroergometria, quando è utile e quali possibili rischi comporta? Ce ne parlano Julia Jermann e Silvio Catuogno della Clinica universitaria Balgrist.

Quali vantaggi offre la spiroergometria rispetto a un più semplice stress test?

Julia Jermann: La spiroergometria non solo consente di rendere misurabile e comparabile il peggioramento delle prestazioni, ma anche di localizzare il problema. Possiamo individuare gli ingranaggi più compromessi dell’intero sistema (cuore, polmoni, muscolatura). In particolare, otteniamo indicazioni sulle cause scatenanti, difficilmente rinvenibili con i più semplici stress test, ma la cui conoscenza è necessaria per poter definire in maniera mirata la terapia e l’esercizio fisico.

Secondo uno studio, il responsabile dell’intolleranza allo sforzo nel Long COVID è il “sistema periferico”. Cosa significa?

Jermann: Significa che non vi sono danni né al cuore, né ai polmoni, i problemi insorgono invece piuttosto in “periferia”, ad esempio a livello di muscolatura scheletrica o nei vasi. Qui sembra che qualcosa non funzioni nell’approvvigionamento d’energia ai muscoli: l’ossigeno non riesce ad arrivare dove è necessario.

In letteratura, tuttavia, vi sono anche indicazioni di una compromissione nella funzionalità di cuore e polmoni dopo l’infezione da Covid. È pertanto necessario escludere la presenza di limitazioni a questo livello. Va citata a riguardo in particolare l’infiammazione del tessuto muscolare del cuore (miocardite).

Cosa vedete nelle vostre e vostri pazienti?

Jermann: Sinora, fortunatamente, in gran parte delle e dei pazienti affetti da Long COVID che abbiamo visitato abbiamo potuto escludere danni al cuore e ai polmoni. In alcuni casi, tuttavia, si sono rese necessarie ulteriori analisi, poiché si osservavano anomalie della pressione arteriosa o della frequenza cardiaca. Solo in tal modo si può escludere un danneggiamento di cuore e/o polmoni dalle potenziali cause del disturbo. Un aspetto che, se trascurato, può diventare pericoloso. Anche la terapia sarebbe completamente diversa.

Experten SmallPorträts Jermann und Catuogno

Cosa offre in concreto alle persone colpite la diagnosi di esclusione di altre possibili cause?

Jermann: Forse inizialmente è frustrante non riuscire a trovare “nulla” su cui poter intervenire direttamente con un trattamento. Ma, nella maggior parte dei casi, è anche un sollievo per la persona colpita. Individuo due vantaggi a riguardo: per prima cosa la rassicurante consapevolezza di non presentare danni o malfunzionamenti agli organi vitali quali cuore e polmoni o di non correre alcun rischio con l’allenamento o l’attività fisica. In secondo luogo, i valori rilevati con la spiroergometria aiutano a sviluppare un programma di recupero prudente e personalizzato con obiettivi terapeutici e valori limite ben definiti. Soprattutto in presenza di Fatica è importante individuare il giusto livello d’intensità.

Cosa intende per giusto livello d’intensità?

Jermann: Presso la clinica gestiamo spesso atlete e atleti che conoscono bene i tempi di recupero del proprio corpo dopo un infortunio o una malattia. Ma col Long COVID cambia tutto: la capacità di prestazione subisce un crollo a livelli e con una rapidità spropositati. Non solo: i progressi sono ben più esigui, a volte quasi impercettibili, i parametri sviluppati con le precedenti esperienze non valgono più. In questo contesto abbiamo l’opportunità di strutturare un programma con un lento incremento dell’intensità definito sulla base dei valori rilevati, ossia un Pacing personalizzato.

Dosare il livello di carico diviene ancor più difficile per chi non pratica sport a livello professionale, poiché la percezione del proprio corpo e il metro di paragone rispetto allo sforzo e alla spossatezza sono definiti molto meno chiaramente. In questi casi, formulare raccomandazioni chiare per l’allenamento di recupero è quasi ancora più importante. Nei pazienti con evidenti disturbi l’attività deve essere intrapresa sotto l’attenta guida di una o uno specialista, come avviene ad esempio da noi nell’ambito di un team interdisciplinare di cui fa parte una o un fisioterapista sportivo. Naturalmente così è anche possibile misurare in seguito i progressi. Anche in letteratura aumentano le evidenze di una reversibilità a lungo termine dei sintomi.

Alcune persone affette da Long COVID sono colpite da malessere post-sforzo (PEM): le loro condizioni subiscono un netto peggioramento a seguito di uno sforzo fisico. In determinati contesti è meglio non azzardare la spiroergometria?

Silvio Catuogno: Abbiamo eseguito oltre 50 spiroergometrie dopo infezione da COVID. In precedenza nessuno presentava tali livelli di peggioramento. È tuttavia chiaro che la spiroergometria a seguito di un’infezione con COVID non sia indicata per tutti o che non sempre sia il momento giusto per eseguirla. I soggetti che sentono gli effetti del PEM già nella vita di tutti i giorni, ossia sono colpiti da un’eccessiva e prolungata spossatezza già dopo il minimo sforzo, non devono essere spinti al limite, a prescindere dallo strumento usato.

Per questi casi sono disponibili protocolli d’analisi che non portano il soggetto al massimo assoluto della propria capacità fisica. In alternativa, è possibile ricorrere a metodi d’esame quali il “walking test” o il “sit-to-stand test  che comportano uno sforzo ben minore, più simile a quelli compiuti nella quotidianità.

In che modo viene individuato chi non debba essere spinto al limite massimo?

Catuogno: La decisione circa l’esame necessario da eseguire viene adottata durante il precedente consulto col medico. Il principio cardine a riguardo è scegliere le analisi più adeguate alla situazione attuale. La spiroergometria è fortemente interconnessa con l’anamnesi raccolta dal medico e altre analisi parallele, quali ad es. l’elettrocardiogramma (ECG), il test di funzionalità polmonare, gli esami di laboratori o altri test.

Formulare una diagnosi precisa offre importanti vantaggi: dal momento che nei soggetti colpiti il controllo dello sforzo è scollegato dalla percezione del proprio corpo e dalla precedente esperienza di attività fisica, necessitiamo di criteri oggettivi a tal riguardo. La spiroergometria offre importanti dati a tal scopo e rappresenta una risorsa decisiva.

“Può presentarsi chiunque manifesti limitazioni e disturbi persistenti”

Chi si rivolge a voi per l’esecuzione della spiroergometria?

Catuogno: In linea di principio può presentarsi chiunque manifesti limitazioni e disturbi persistenti. Può trattarsi di persone già sottoposte in passato a cure di medicina sportiva presso di noi e per i quali pertanto abbiamo già dei valori di confronto. Ma vi sono anche persone che ci vengono inviate da medici di famiglia e specialisti o persino chi si presenta da noi direttamente.


Avete notato diversi tipi di persone affette, con reazioni diverse allo sforzo?

Catuogno: Il COVID di per sé presenta molti decorsi diversi tra loro con il coinvolgimento degli organi più disparati. La ricerca sui diversi tipi di Long COVID attualmente è in pieno svolgimento. Sono state ipotizzate alcune prime tendenze (vedi anche link 2), ma ora come ora non vi sono ancora differenze e criteri definiti chiaramente. Allo stato attuale impariamo ogni giorno qualcosa di nuovo.

Julia Jermann e Silvio Catuogno
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